Quattro mosche di velluto grigio.

 

C’eravamo quasi rassegnati a non vederlo più. Abbiamo creduto che uno dei capolavori dell’horror italiano non venisse portato nel mercato dell’home video.


Ma alla fine, dopo peripezie, diffide e ingiunzioni, il terzo film di Dario Argento ‘Quattro mosche di velluto grigio’, esce finalmente in Italia distribuito da 01.
Caliamoci negli anni ’70, ragazzi con pantaloni a zampa di elefante e capelli lunghi,. Ecco questa è l’atmosfera del film. Oltre al fatto che il protagonista di professione fa il musicista e quindi la colonna sonora ricorda i gruppi rock di quegli anni, anche se è stata composta da un pezzo da novanta: Ennio Morricone.


Girato tra Milano e Torino, l’ultimo film della trilogia degli animali dopo ‘L’uccello dalle piume di cristallo’ e ‘Il gatto a nove code’, è la storia inquietante di Roberto Tobias (Michael Brandon), un batterista che viene seguito da un misterioso individuo.
Una sera, nel tentativo di difendersi, Tobias lo uccide.
O meglio, crede di ucciderlo. Da quel momento la sua vita cambierà..

 


Forse, ad oggi, si tratta di una pellicola un po’ datata e gli stilemi del thriller possono essere già svelati ad uno spettatore degli anni duemila.
Sta di fatto, però, che non può non essere visto e rivisto perchè lo stile del regista è evidente. A cominciare dal sapiente uso della telecamera.
Forse, la scelta di attori nel del tutto sopraffini (eccezion fatta per i compianti Stefano Satta Flores e Oreste Lionello) indebolisce un po’ l’intera opera ma è anche vero che si tratta di un’intenzione proseguita nel tempo, sempre con qualche caso sporadico che non mette in contraddizione il giudizio di fondo.
Nel film c’è, inoltre, un sottile gioco d’ironia che solleva, a tratti, la tensione creata. In particolare la scena in cui Bud Spencer (nel ruolo di Diomede, chiamato da tutti Dio) presenta al protagonista il proprio pappagallo, dal nome molto particolare che non svelo a chi non ha ancora visto la pellicola ! !
Tra l’altro si può trovare anche uno dei primissimi coming out della storia cinematografica italiana: il detective assunto da Tobias rende edotto, infatti, quest’ultimo della propria omosessualità non nascosta (ma forse, in effetti ancora troppo caricaturale..).
Niente computer ma solo effetti speciali fatti da abili maestranze, piani sequenza lunghissimi, suspance portata all’estremo e morti cruente senza eccessivi sbocchi di sangue.
Ingiustificato, dunque, lo stop della censura, oggi come allora. Forse dovuto agli omicidi o all’unica scena di sesso nella vasca da bagno.
Passato solo due volte nelle emittenti televisive (1991 e 2009), ‘Quattro mosche di velluto grigio’ è, comunque, uno di quei titoli che vanno conservati nella propria videoteca, quanto meno per l’aspetto storico e biografico di Argento.

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