Un mito di nome Pixar: la tecnologia a servizio dell’arte

Sfidare se stessa e uscire ogni volta vincitrice, tra le lacrime e gli applausi del pubblico. Questo il meritato destino di una fabbrica di sogni e storie qual’è la Disney-Pixar.

Che negli anni ha saputo imporsi come leader assoluta nel mondo dell’animazione e presidiare il proprio trono.

E, se è vero che non sono solo i numeri a decretare il successo, è altrettanto vero che in questo caso i numeri ci sono e vanno ribaditi: 17 anni di egemonia nell’universo dei cartoon in CGI, 30 quelli di vita, 12 film realizzati, 3 in produzione, 22 cortometraggi, 41 nomination agli Oscar, 11 statuette portate a casa, quasi 7 milardi complessivi di incasso.

Un successo che deve tutto il suo merito alle intuizioni geniali di Steve Jobs, “luce guida della Pixar. Ne ha visto il potenziale prima di chiunque altro, ha creduto in noi e nel folle sogno di realizzare cartoon con il computer”.
Sono le parole dell’altro “papà”di questa famiglia, John Lasseter, regista, animatore e dal 2005 direttore creativo della Pixar.
L’uomo che per primo ha affidato alla più impersonale delle tecnologie (Toy Story, primo film della Pixar, è anche il primo film d’animazione realizzato completamente in digitale) l’elogio dei più importanti valori umani.
Confermando ogni volta la filosofia dell’azienda: l’arte sfida la tecnologia e la tecnologia ispira l’arte.

La passione e l’ambizione, che poi sono il vero segreto del suo successo, così come il lavoro certosino e tutto manuale di registi e animatori che, prima di elaborarli al computer, creano personaggi e storie con matite e carboncino, acquarelli e collage, continuano a spingere la Pixar “verso l’infinito e oltre”.